11.12.07

J DILLA changed my life

Dillagence è l'ultima tra le uscite dedicate al produttore di Detroit scomparso nel febbraio 2006, una sorta di mixtape ideato da Mick Boogie in cui Busta Rhymes rappa come un ossesso, anche troppo per i miei gusti, sopra le basi (la maggiorparte già ascoltate, edite nei dischi ufficiali o pescate nella miriade di raccolte che compaiono come funghi su emule) di J Dilla. Strumentali di una bellezza imbarazzante a cui non serve alcuna aggiunta vocale, tanto che solo in pochi casi le rime di B.R. vanno ad impreziosire ("Takin what's mine" e "Lightworks" con Q-Tip e Talib Kweli) quello che a mio avviso rimane un'esercizio di libertà tradotto in musica difficilmente raggiungibile. Impossibile spiegare a parole l'amore che si arriva a provare per quelle schegge di suono che nel giro di appena un minuto e mezzo riescono a viaggiare da un'epoca musicale all'altra ed allo stesso modo esprimono in pieno lo spirito dei nostri tempi tra synth appena accennati, campioni volutamente "tagliati male" e ripetuti all'infinito. Suoni che ad un tratto implodono nell'incedere di un beat scarno o deflagrano nel lancio di una sirena che unisce un brano all'altro in una sorta di flusso continuo in cui non c'è spazio per alcuna regola costituita, l'hip-hop come definizione è qualcosa di completamente sorpassato, qua si gioca con la materia viva della musica: ritmo, cuore, fruscii continui, voci distanti ed in un attimo presenti lì davanti a te, come se un secolo di musica e di storia "nera" potesse ad un tratto passare per le molteplici vie di capolavori assoluti quali "Donuts", le strumentali di "The Shining", "Jay love Japan", "Champion Sound" e tutti le altre perle prodotte prima della prematura scomparsa.
J Dilla, e con lui Madlib e la cricca Stones Throw (la "Motown" del 2000), hanno finalmente dato un suono umano al nuovo millennio. Molto più di alcuni autori di musica elettronica contemporanea incarnano le idee di ricombinazione, flusso di coscienza, differenza e ripetizione cari ad autori come Deleuze e Guattari che affermavano che il filosofo opera sui concetti come una sorta di sintetizzatore.
Diceva Foucault del '900 che "questo secolo sarà deleuziano", "sbagliando" solamente nel riferirsi al XX secolo e non a quello che stiamo vivendo ora. Allo stesso modo per la musica, J Dilla rimarrà un punto di riferimento costante per centinaia di musicisti, dal jazz all'hip hop al funk, dance (Switch e Crookers ne sono l'esempio), pop (quanto Dilla c'è in alcune robe di Timbaland e Timberlake).
Esercizio insuperabile di stile, libertà, anticonformismo, passione e desiderio.
R.I.P.

(mp3 : J Dilla - Can't you see da "Jay love Japan")

5 commenti:

a. ha detto...

ha cambiato anche la mia. ma emule di più.

femore ha detto...

Messi changed my life

Anonimo ha detto...

Mi riconduco ad una frase tipica del già citato Messi: "Aaaaaah".
Questa frase ovviamente ne sottointende un'altra, con un ben chiaro significato:"Passamela!".
Ora, mentre Messi fa riferimento ad altro tipo di oggetto, io farei riferimento al cd di cui ti sei innamorato!
...chiarissimo, no?

ca$h ha detto...

J Dilla è forse il miglior produttore hip hop mai esistito. Non lo dico io, che non ne capisco un cazzo, ma gente come Pete Rock e Questlove.
A proposito di Questlove, c'è una sua intervista su Wax Poetics sulle canzoni di Dilla veramente super interessante.
La mia produzione preferita di J Dee è Fall in Love degli Slum Village da Fantastic Vol.2, una negrata unica(come tutto il resto del dico)!

Anonimo ha detto...

giggo

Dilla era il capo.punto