23.10.07

18-09-07 – In piscina

E’ come una morsa che ti stringe il cuore. Appena esci dal treno, senza neanche il tempo di respirare. Uno sguardo alla stazione, le solite facce ogni giorno più consumate.
M. sulla porta del bar, felice del suo campari-e-vino. E’ appena uscito dal lavoro e quello è il suo premio, la sua coppa da mostrare al mondo per dire: “ehi, nonostante tutto sono ancora qui, ancora vivo”.
Qualche passo e l’ansia che inizia a montare, le gambe si fanno più pesanti, la mano sul cuore, come dovesse scoppiare da un momento all’altro. Quante volte lo hai detto al tuo dottore di fiducia : “Senti Emanuele, è tutto ok, sei sano come un pesce, se vuoi facciamo le analisi del sangue…” “Ma le ho fatte un mese fa…” “E allora lascia stare, è solo un po’ d’ansia, il cambio di stagione, forse un po’ di sport ti potrebbe far bene”
E’ così che ieri mi sono ritrovato in una piscina, in mezzo a decine di cuffie multicolori, gli occhi arrossati dal cloro che ti guardano per capire chi sei. Perché qui tutti si conoscono, fosse anche solo di vista, e sicuramente hanno qualche aneddoto pronto su di te, da raccontare la sera a cena per spezzare il silenzio, di solito rotto solamente dalle urla del presentatore di turno in televisione.
Non c’è poi molto da fare a Macerata : “Ehhh, si tira a campare” dicono tutti all’ennesimo “Come va?” “Come stai?” che si ripete come una litania decine di volte nell’arco della giornata. Le solite stesse persone che ogni giorno incontri, e c’è sempre un motivo per fermarsi a parlare. Fosse solo la cortesia o l’imbarazzo comune nel doversi necessariamente salutare, nel doversi comunque scambiare una blanda emozione, sapendo benissimo che nessuno potrà cambiare il corso della tua giornata programmata nei minimi particolari fin dalla sera prima, quando i vestiti lavati e stirati sono già stati scelti e tirati fuori dall’armadio pronti ad essere mostrati al mondo per far capire che tu, in fondo, sei diverso da tutti gli altri. Per alcuni mostrare le proprie scelte qui ha un significato molto più alto, molto più profondo che in una qualsiasi sfilata di moda milanese: non si tratta di far vedere l’eccezionalità o la bellezza, per quanto effimera e scontata, ma di tentare di dar corpo alla propria identità, nella maniera più estrema possibile. Non importa quanto assurdo sarà il risultato, al massimo verrà visto come una richiesta d’aiuto, un disperato tentativo di farsi accettare da una società che ha già banalmente accettato tutti a priori, lasciandoti senza vie d’accesso e di fuga.

1 commento:

a. ha detto...

il cloro disinfetta.