22.10.07

Toccato il fondo, inizia a scavare

"Un milione, non contro Prodi" . Così titolava Repubblica ieri. Sì, nel 2007 è possibile anche un titolo del genere. E non si tratta solamente del livello di servilismo e faziosità raggiunto dal quotidiano più venduto in Italia; oramai la vergogna sembra sia una categoria non più applicabile alla politica. Tutti sui giornali dicono quel che vogliono, ed il giorno dopo fanno l'esatto contrario, senza alcun tipo di conseguenza.
Non si tratta solamente delle migliaia di persone, precari e sfruttati, senza casa e ai limiti di sussistenza, che hanno sfilato a roma e si sono lasciati (purtroppo) sfruttare ingenuamente da una manifestazione falsa, vuota di obiettivi e di significato, per salvare il culo dei partiti "alla sinistra" del partito democratico.
Il problema principale è un altro: fino a qualche anno fa, bastavano centomila persone in piazza contro i provvedimenti del governo di turno per decretarne la caduta o comunque condurre ad una crisi che doveva in qualche modo essere risolta con un "trauma" politico : la caduta del premier o di uno o più ministri, l'abbandono dei provvedimenti contestati etc. etc.
Cosa simile era successa pochi anni fa con la manifestazione contro la guerra, molto più vera di quella di sabato scorso ma cmq fallimentare: migliaia di persone in piazza, qualche articolo sul giornale e niente di più. Le truppe italiane rimanevano e rimangono lì dove sono, e la guerra è diventata oramai la nuova infrastruttura del potere imperiale, dalle bombe di baghdad al coprifuoco di Cofferati and co.
Insomma le manifestazioni "di massa" non producono più alcun tipo di crisi: sono un sintomo di problemi realmente esistenti, certo, ma finiscono per essere semplicemente una dimostrazione di esistenza. Una lotta senza alcuna efficacia, in un momento in cui invece servono dinamiche di conflitto radicale che sappiano bloccare l'erosione continua di diritti e prefigurarne di nuovi.
Non mi metto qui a provare a dare soluzioni, anche perchè ce ne sono diverse possibili, tutte da sperimentare sul campo. Una considerazione su alcuni esempi importanti è però possibile: dove le manifestazioni di piazza hanno espresso percorsi concreti ed autonomi (come nel caso delle contestazioni alla Tav, al Dal Molin, e qui nelle Marche alla Quadrilatero, movimenti che guarda caso alla manifestazione del 20 non hanno aderito), slegati dai partiti e dai politicanti di turno, con la produzione di consapevolezza e resistenza direttamente nei territori, le lotte hanno prodotto punti di crisi e creato un problema reale ai governanti, e perfino prodotto soluzioni alternative realmente praticabili nel rispetto del territorio e delle comunità.

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